15 dicembre 2009

Un percorso sul laicato.

Un percorso di riflessione e una condivisione di esperienze a partire dalla Christifideles Laici. L'articolo dell' Assistente sull'ultimo numero di Dialoghi.


Il numero di “Dialoghi” che abbiamo tra le mani vuole avere l’ambizione di essere un “foglio di lavoro” per guidare la riflessione nelle nostre realtà associative parrocchiali e, ad ampio raggio, diocesana.
Un foglio di lavoro è di per sé il punto di arrivo di alcune proposte e, ancor di più, il punto di partenza per una condivisione di riflessioni ed esperienze che vorrebbero aiutarci a vivere la nostra fede con maggiore consapevolezza.
Vorremmo fare nostro l’invito risuonato al Convegno Ecclesiale della chiesa italiana a Verona nell’ottobre 2006 da parte del card. Tettamanzi quando affermò: «… l’ora dei laici è aperta, conserva tutta la sua urgenza, ma va accelerata nel senso di coglierne l’intera ricchezza di grazia e di servizio al bene comune della società, in una parola per la testimonianza cristiana e umana nell’attuale situazione del mondo».
Chi ha qualche capello grigio sulla testa, potrebbe anche rimanere scoraggiato… da quanto tempo, da quanti anni, si continua a dire: «è l’ora dei laici!»?
Credo proprio che questo invito, smessi i panni dello slogan, non sia semplicemente un obiettivo da raggiungere una volta per tutte, ma sia il compito dell’animazione missionaria a cui la chiesa è costantemente chiamata e provocata. Continua infatti il card. Tettamanzi: «È necessario un rinnovato impegno delle nostre Chiese e realtà ecclesiali per sviluppare una più ampia e profonda opera formativa dei laici – singoli e aggregati – che assicuri loro quell’animazione spirituale, quella passione pastorale e quello slancio culturale che li rende pronti e decisi (e aggiungerei: competenti, dialoganti, coerenti, operativi, e coraggiosi) nella loro tipica testimonianza evangelica e umana al servizio del bene comune, in specie nel campo famigliare, sociale, economico-finanziario, culturale, mediatico e politico, e tutto ciò nell’ambito del Paese, dell’Europa e del mondo».
L’Azione Cattolica sente che questo “rinnovato impegno” è la sua chiamata e la sua missione. A distanza di vent’anni, anche evocando una bella proposta formativa formulata dal Forum Internazionale di Azione Cattolica insieme con la Pontificia Università Gregoriana, è utile riprendere in mano l’esortazione postsinodale Christifideles Laici di Giovanni Paolo II riguardo la «vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo».
Risuonano piene di attualità le parole di Christifideles Laici quando descrive “ due tentazioni alle quali i fedeli laici non sempre hanno saputo sottrarsi: La tentazione di riservare un interesse così forte ai servizi e ai compiti ecclesiali, da giungere spesso a un pratico disimpegno  nelle loro specifiche responsabilità ne mondo professionale, sociale, economico, culturale e politico; e la tentazione di legittimare l’indebita separazione tra la fede e la vita, tra l’accoglienza del Vangelo e l’azione concreta nelle più diverse realtà temporali e terrene.”
Troppo spesso il mettere in luce questo problema ha prodotto molta teoria, molti luoghi comuni e non ha permesso il crescere di uno spazio e una capacità di discernimento. Quella del laico è una “dignità esigente” in tutti i sensi: perché deve potersi esprimere e deve avere spazi per farlo ma, d’altra parte,  esigente perché è chiamata a crescere in un clima di fraternità e di comunione.
Dunque non vorremmo che nelle nostre associazioni parrocchiali e nelle nostre comunità accadesse l’ennesima riflessione astratta e lamentosa, vorremmo che a partire dal vissuto concreto di ciascuno di noi accadesse una occasione di riflessione, di rinnovato impegno nella formazione, uno spazio in cui la dignità del laico possa esprimersi ma possa anche sentire  il “pondus”, la ponderatezza, la responsabilità, la passione del nostro agire nella chiesa e nel mondo.
La presenza di Paola Bignardi, il 30 maggio a Biella, al termine del percorso fatto nelle associazioni parrocchiali non potrà che aiutarci a crescere, non sarà allora un evento fine a se stesso, ma Paola con l’acutezza e la sensibilità che tutti conosciamo e apprezziamo verrà a illuminare il cammino compiuto e a offrire nuovi stimoli.
Vi è una caratteristica che l’Azione Cattolica ha sempre fatta propria e che trovo particolarmente utile in questo lavoro: la pastoralità. Altro non è se non chiedersi come la chiesa nel mondo in cui viviamo – e non in uno irreale o fantastico – ha capacità di annunciare il Vangelo, ha la responsabilità di verificare il suo annuncio e la testimonianza. E questo è opera di tutta la chiesa e in modo particolare, con la guida dei pastori, dei fedeli laici. Vi è un modo di “fare pastorale” dei laici che è esattamente la testimonianza cristiana che sono chiamati a mettere in essere nella loro vita famigliare, sociale, nelle responsabilità piccole e grandi dell’esistenza.
I temi con cui siamo chiamati a confrontarci, propri della vita di ogni laico che si apre agli altri e al mondo con responsabilità, dicono quello che siamo. Compiere questo percorso allora non sarà “fare un incontro in più” ma aiutarci a capire quale è il nostro spazio nella chiesa e nel mondo a partire da come concretamente ci percepiamo nella nostra avventura di uomini e di credenti. Una teoria astratta sul laicato non serve più a nessuno e correrebbe il rischio di svilire ancora di più quella “dignità esigente” e così poco percepita da tanti fratelli; una buona pratica di discernimento comunitario, di confronto, di dialogo… non può che aiutarci a crescere e finalmente a concretizzare quanto chiede Christifideles Laici: «individuare strade concrete perché la splendida “teoria” sul laicato espressa dal Concilio possa diventare un’autentica “prassi” ecclesiale».
I fogli che abbiamo tra le mani ci chiedono “quale stile laicale serve oggi”. Scrive un noto filosofo francese: «ogni stile consiste nel dare una forma agli elementi del mondo che permettono di orientarlo verso una delle sue parti essenziali». Il mondo ha bisogno dello stile del laico cristiano capace di dare forma alla vita, alle responsabilità, alle passioni che lo animano per indirizzarle verso il compimento, verso Gesù Cristo. Le nostre comunità non possono permettersi di fare a meno di uno stile laicale immerso nella chiesa e nel mondo, nel Vangelo e nella vita degli uomini, in questa necessità l’Azione Cattolica trova ragione della sua esistenza e della sua missione.
don Paolo

Percorso laicato - La scheda per il lavoro di approfondimento

Nella sezione materiali è pubblicata la Scheda per il lavoro di gruppo da svolgere nelle Associazioni parrocchiali.

12 dicembre 2009

Tra le tende in Piazza d'Armi

Il racconto di una intensa esperienza nella terra d'Abruzzo colpita dal terremoto.
L'incontro con le persone , le loro storie , i loro problemi.
Con la certezza di avere ricevuto molto di più di quanto si è dato.

Sabato 29 agosto alle 4.30 del mattino inizia l’avventura! Partiamo da Trivero sapendo solo la nostra destinazione… l’Aquila! Del come, quando, cosa faremo non conosciamo nulla, ma non importa perché la filosofia con cui siamo voluti partire grazie a Don Gacio è stata “ Noi siamo qui, dove c’è bisogno mandateci”.
Il nostro gruppo era formato da 11 triveresi: un po’ Scout, un po’ Animatori e un po’ Ac; approdiamo nel pomeriggio al Campo Caritas di S. Antonio, una specie di campo base da cui si viene smistati e mandati a “destinazione”.
Da lì  Francesca ed io siamo finite a Piazza d’armi, la tendopoli più famosa, quella che tutti avete visto in televisione con il compito di  a far compagnia agli anziani, giocare con i bimbi e distribuire i pasti tra le tende con il carrello.
Grazie al mitico ma faticoso carrello abbiamo potuto conoscere le persone del campo; oltre a prendere il pasto ogni volta ci raccontavano qualcosa e ci chiedevano di noi.
Si iniziava con la tenda dell’avvocato e di sua moglie, lui avvocato in pensione con la passione per i dialetti d’Italia, ogni volta ci deliziava con qualche frase…ma il bergamasco era il dialetto che più lo faceva ridere! Sua moglie invece ci insegnava l’abruzzese e ogni volta ci accoglieva con il solito “ Ecco du belle quatrane” ovvero “ Ecco 2 belle ragazze”.
Si proseguiva con Nelly, peruviana e in dolce attesa, ogni giorno a chiederle “Ancora niente?” perché il bimbo doveva nascere a giorni ma non si decideva mai.
Andando avanti ad aspettarci all’ingresso della tenda una simpatica nonna che prendeva i pasti per la nipotina e ogni volta che veniva qualche fotografo per i giornali chissà come fotografavano sempre lei.
I loro vicini di casa erano Anna, Rosa e Giuseppe, peruviani anche loro, Giuseppe aveva 2 anni tanta allegria e mangiava per tre, Rosa la mamma e sua sorella Anna ci aspettavano desiderose di fare 4 chiacchiere.
La fermata successiva era la tenda di Italo ed Irma, due ragazzetti di 80 anni circa, per lavoro avevano girato l’Europa (Francia, Germania, Svizzera…) e così ogni giorno ci ringraziavano in una lingua diversa, e ogni giorno a chiederci di parlare con uno della protezione civile.
Irma e Italo, insieme da 50 anni, ma mai sposati, niente figli e una vita di sacrifici; nel terremoto la loro casa è stata danneggiata. Secondo loro non aveva niente, ma in realtà non era più agibile; ogni giorno volevano tornarsene a casa e quando gli hanno detto chiaramente che non potevano si sono sentiti persi, davvero senza più niente, senza più certezze.
Nel nostro campo abbiamo anche conosciuto Simona e Mario, giovani romeni; a Piazza d’Armi è nato il loro primo bimbo, Angelo e lì si sono anche sposati il giorno che hanno battezzato il piccolino. Una grande festa nella mensa della protezione civile, proprio a testimoniare che la vita và avanti comunque.
Infine Tania e Gabriele, una coppia appena andata in pensione, lui faceva e il falegname e nei mesi passati in tenda creava crocefissi intagliati a mano. Noi siamo state lì nella settimana dello sgombero della tendopoli, Gabriele ha regalato a noi volontari un crocefisso a testa per ringraziarci; certo non lo meritavamo, c’era gente che aveva passato  lì mesi ma non era presente in quei giorni e non ha potuto averlo.
Quella croce e i tanti grazie ricevuti in quella settimana non li dimenticheremo mai, siam partiti per aiutare ma è molto di più cosa abbiamo ricevuto.
Oltre alle persone della tendopoli abbiamo incontrato tanti volontari, ragazzi soprattutto ma anche adulti che come noi formavano la grande famiglia di Piazza d’Armi.
Gli alpini di Bergamo e Brescia di guardia all’ingresso del campo, i ragazzi della Protezione Civile emiliana in cucina e alla gestione base, i volontari della Papa Giovanni XXIII e della Caritas, i ragazzi dell’Operazione Mato Grosso e infine i giovani dell’Ac di Altamura, Orvieto e Bologna. Una bella esperienza e la felicità di accorgersi che da nord a sud l’Ac è la stessa.
Cosa resta ora? Tanti volti, tante storie,tante fotografie e tante domande come “Chissà ora dove sono, cosa fanno i nostri amici dell’Aquila e i volontari conosciuti?” “Li rincontreremo mai?”  e la strana sensazione che senza quel terremoto non li avremmo mai conosciuti!

Alessandra e Francesca (A.c. Trivero)

10 dicembre 2009

Festa diocesana dell'Adesione

È oramai diventata una bella e consolidata tradizione quella di ritrovarci per celebrare la Festa dell’ Adesione all’ Azione Cattolica . Un momento diocesano in cui responsabili e aderenti si incontrano per esprimere anche pubblicamente , “ un impegno di vita a servizio della Chiesa”. Festa diocesana che non sostituisce la Festa dell’ Adesione che le singole parrocchie celebrano – anche se alcune hanno ormai dimenticato questa ricorrenza – l’ otto dicembre , Festa dell’ Immacolata.
Ogni anno la vita associativa è scandita da uno slogan , che è sintesi del tema annuale. Quest’anno lo slogan “Lo accolse con gioia” , che sono alcune semplici parole tratte dall’ episodio evangelico di Zaccheo (Lc 19,1-10), vuole richiamarci al senso della relazione personale con Gesù , ma anche alla molteplicità di relazioni , incontri che generano fraternità.
L’immagine che ci accompagnerà lungo il cammino annuale è quella della casa. Casa come luogo in cui si intrecciano i legami più forti ; la casa come segno degli affetti e dei legami più saldi e più caldi; la casa come immagine di quello spazio familiare dove il dialogo , la fiducia ,l’ascolto e l’incontro costituiscono lo sfondo più naturale e quotidiano - e quotidianamente da ricercare e conquistare.
Il momento di Celebrazione Comunitaria della Festa dell’ Adesione non poteva che fondarsi su questo tema . La casa come luogo abitato dalla Sapienza di Dio (cfr. Pr 9,1-6); la casa come spazio che Dio abita nella nostra vita , trasformando il nostro corpo nel tempio del suo Spirito, affinché la vocazione alla testimonianza sia vissuta in modo radicale in ogni istante e situazione della nostra esistenza (cfr. Ap 21,1-5).La casa icona di quell’amore capace di spalancare le porte del proprio cuore agli altri , immagine di una Chiesa – locale e universale, parrocchiale e diocesana – capace di diventare sempre più un luogo caldo,familiare e accogliente dove sperimentare una amicizia forte con il Signore e con tutte le persone che Lui pone sul nostro cammino.

Silvano Loro Piana